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Alberto De Agostini, nato a Pollone nel 1883 e ordinato sacerdote nella Congregazione Salesiana nel 1909, partì missionario per la Patagonia e divenne illustre come esploratore, alpinista, fotografo e cartografo.
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Con i suoi libri, le sue fotografie e i suoi filmati diede uno straordinario contributo alla conoscenza scientifica e alla divulgazione delle bellezze naturali della Patagonia e della Terra del fuoco. A Pollone De Agostini tornò con assidua frequenza, per trascorrere brevi periodi di riposo nella casa di famiglia, in compagnia delle sorelle. A cinquant'anni dalla sua morte, avvenuta il 25 dicembre del 1960, De Agostini rivive nei ricordi dei pollonesi che lo hanno conosciuto. Ricordi vaghi, lontani, che parlano di un uomo austero e di poche parole, alto e snello, che attraversava il paese come un'ombra, sotto un cappello rotondo e un lungo abito nero da cui spuntavano due giganteschi piedi. Eppure, quell'uomo di poche parole e di pochi sorrisi, portava con sè racconti di luoghi misteriosi e remoti, immagini di fiordi, vette e ghiacciai che lui per primo aveva esplorato e ai quali aveva dato nomi in memoria della sua terra natia: Cerro Pollone, Punta Burcina, Cerro Piergiorgio (in onore a Piergiorgio Frassati). I suoi libri, rilevatori di mondi straordinari, offerti a chi lo avvicinava con sincera passione e curiosità, sono stati a volte dei piccoli semi, che hanno fatto maturare autentiche vocazioni all'alpinismo e all'esplorazione.