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Non sarebbe stato possibile scegliere argomento più appropriato, per raccontare delle montagne biellesi. La vita d'alpe, con i suoi personaggi e i suoi risvolti, é cuore e anima di quel mondo che da secoli guarda l'umanità dall'alto e dal freddo.
[...] Studiando, osservando, leggendo i riti e le abitudini dei margari si riscopre anche quel che eravamo noi stessi prima che il mondo ci accogliesse. Perché é in quei gesti che si giocava un tempo la partita della vita, nelle povere valli biellesi che il turbinio della storia ha poi voluto consegnare all'industria. Una riscoperta, dunque. Ma anche un modo per sottoporre all'attenzione dei giovani d'oggi un modello di vita che, nel suo apparente anacronismo, riporta a galla valori ormai da troppi accantonati: lavoro e famiglia su tutti; fatica e dovere solo per fare qualche esempio ulteriore. Non deve allora sembrare un esercizio di narrazione fine a se stessa questo lavoro che fa del mondo dei margari il suo contenuto principe. Qui sono raccolte le giornate trascorse in compagnia di chi l'alpeggio ancora lo vive, per libera scelta o per necessità che sia. E sono raccolte le parole di chi, dal suo esilio estivo, accetta di fare del proprio lavoro un racconto fruibile anche dagli altri. Ne emerge un quadro che ripudia la retorica e l'autocelebrazione e che tenta semplicemente di abbandonarsi alla realtà. Le immagini sono vere, mai studiate, mai ricercate. Nascono dai momenti che la casualità propone all'obbiettivo e nascono dallo sguardo appassionato di una fotografa che ha scelto di cogliere il particolare di un mondo dimenticato dai più. Le parole impreziosiscono il tutto descrivendo quel che sfugge alla visione e citando senza modifiche quel bagaglio di emozioni e sentimenti che il margaro aveva cosi abilmente saputo esternare. A chi di quel mondo, poi, conosce dettagli e risvolti inediti, questo lavoro chiede solo di essere osservato per quel che é. Chiede che non ci si abbandoni alla critica del particolare mancato o del punto di vista magari non condiviso, perche non é di un documentario scientifico che qui si parla. Chiede, semmai, che si faccia propria la prospettiva dalla quale gli artisti hanno scelto di farsi guidare: quella della riconoscenza e della gratitudine verso gli uomini e le donne che ancor oggi animano il mondo dell'alpe, e della consapevolezza che il loro contributo non deve essere mai dimenticato.