I commenti più recenti
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Non dipingerai i miei occhi : storia intima di Jeanne Hébuterne e Amedeo Modigliani
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21/04/2025 Amore disperatoDiario a più voci della storia d'amore tossico tra Jeanne e Amedeo nella Parigi degli anni '20. Non avrei più voluto lasciarli.
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Tutto il mare che non c’è
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04/04/2025 Molto belloLetto quasi tutto d'un fiato. Molto scorrevole, piacevole, appassionante. Più di una volta mi sono trovata tra le pagine del libro e coinvolta con i personaggi, empaticamente trascinata dai loro sentimenti ed emozioni. Forse perché anch'io condivido la condizione di trapiantata al nord (seppure per scelta e non forzatamente), ma ho ritrovato la stessa nostalgia che solo chi lascia il proprio elemento naturale (mare o montagna o laghi che siano) sa di aver provato e di provare sistematicamente al riaffiorare di ricordi o di profumi o di suoni che ti riportano, anche solo con la mente, a CASA ! ❤️
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C'era una volta la DDR
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24/03/2025 Alessandro Corduas Detriti di un esperimento durato 40 anniRiuscite ad immaginare la vita in una città -Berlino- divisa da un muro alto più di tre metri e mezzo e lungo 155 km. che non può essere oltrepassato? E un paese -la DDR (Repubblica democratica tedesca)- in cui esiste un informatore ogni 67 residenti? Questo è ciò che vi racconta Anna Funder in questo libro che in forma di romanzo ci ricorda le vicende dei pochi e dei tutti in un luogo che ha resistito per quarant'anni (1949-1989) prima di crollare. E la testa -mentre leggi- ti si riempie di grigio cemento e linoleum marrone, grigio e marrone come i colori dominanti nei locali della Stasi (Staatssicherheit = Polizia di stato) a Berlino. Ho dovuto continuamente ripetermi che non stavo leggendo il "1984" di Orwell o il "Noi" di Zamjatin. Anna Funder viaggia, cerca, intervista e nel suo libro racconta storie di coraggio e dignità da un lato e metodica perversione del potere dall'altro. Niente grande Storia ma storie reali, concernenti persone reali, raccontate con uno stile giornalistico scarno, pieno di incisi, a volte difficile da decifrare. E che sembrano così assurde che si ha l'impressione che siano inventate. Una sorta di viaggio in un paese esotico la cui peculiarità consiste nella tragedia. Passato da un gruppo di bruti, teppisti e criminali (il regime nazista) a un altro gruppo della stessa specie. Leggete questo libro e per chiarirvi ancor più le idee, se lo avete perso, andate a vedere "Le vite degli altri" di Donnersmarck. La storia diventa più facile da comprendere se la osserviamo dal basso.
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Spettri : abbiamo scelto di dimenticarli, prima o poi torneranno perché sono la cattiva coscienza dell'Occidente
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12/03/2025 Alessandro Corduas Le nostre storie interrotte...Non c'è granché da dire di questo nuovo libro di Monica Maggioni. Se dovessi azzardare un giudizio lo definirei un "memoir" personale in cui la giornalista fa la somma delle proprie esperienze in giro per il mondo come inviata raccontando poi il tutto a noi in chiave altamente drammatica. E noi, che siamo spesso distratti dalla massa delle informazioni quotidiane, ci troviamo dunque a fare i conti con una serie di personaggi al di fuori di ogni possibile normale connotazione e con fatti apparentemente sopiti nella memoria ma che lasciano traccia e portano conseguenze. Avrete dunque a che fare in queste pagine -tra gli altri- con Ahmed Yassin, teorico della Jihad "fino alla vittoria o fino al martirio"; con Mahmoud Tawalbe, addestratore di kamikaze in quel di Jenin-Palestina; con August Kreis, molestatore di bambini e membro del Ku Klux Klan, esponente di punta del "nuovo corso" della politica statunitense e soprattutto con un certo signor Breivik, nazionalità norvegese, che a 21 anni si sottopone a intervento di chirurgia estetica perché qualcuno gli aveva detto che il suo naso era un "naso da arabo" e a 32 uccide a Utōya 77 ragazzi per "mandare un messaggio forte al popolo" e per fermare la "decostruzione culturale" in atto in Norvegia. Sette storie in totale per raccontare i tanti errori che si sono accumulati negli anni sulle nostre spalle producendo torsioni, incongruenze, tragedie a non finire nel nostro quotidiano. Un libro che incastra una massa di fatti arruffati tra cui è difficile districarsi, raccontati in uno stile rotto, pieno di incisi, rimandi e spostamenti temporali che rompono la fluidità del racconto e rendono a volte arduo raccapezzarsi su chi, cosa e dove. Ma che resta fondamentale per ricordarci ciò che intorno a noi accade e che ci lascia sempre più spaesati. Ce n'è abbastanza per domandarsi dove realmente la vita ci stia conducendo.
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Febbraio 1933 : l'inverno della letteratura
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23/02/2025 Alessandro Corduas Un inferno lungo dodici anniSappiate che questo libro contiene una domanda, un indovinello che verrà svelato solo alla fine. E che assisterete, nel susseguirsi delle pagine, a una raggelante rappresentazione che può servire da traccia per il nostro presente e -forse- il nostro possibile domani. Cosa fa dunque Wittstock in queste circa trecento pagine fitte di storie, di nomi, di luoghi a noi spesso sconosciuti, di avventure, incertezze, tragedie? Ci racconta in una forma piana, priva di emozioni una sorta di fiaba in bianco e nero: gli avvenimenti che si sono succeduti in Germania nell'arco di sole sei settimane (28 gennaio / 11 marzo '33) e che hanno sconvolto in maniera irreparabile ogni possibile equilibrio democratico introducendo un nuovo ordine. La dissezione del corpo di una nazione -quindi- ad opera di un uomo (Hitler) e di un sistema (il Nazismo) che sono riusciti in un baleno a travolgere ogni limite, ogni resistenza in nome di un programma politico che si perpetuerà poi per dodici anni e produrrà sofferenze senza fine. E' la prima volta che mi trovo di fronte a un testo in cui l'inimmaginabile viene descritto con tanta freddezzza. Giorno dopo giorno, in forma di diario, Uwe Wittstock ci racconta le vicende quotidiane di un popolo sotto un nuovo regime e la tragedia che coinvolge progressivamente ogni ambito della società a partire -ovviamente- , dalla parte più viva, più creativa, più intransigente del paese: intellettuali, scrittori, poeti, artisti, musicisti. Che sono costretti -nella migliore delle ipotesi- alla fuga per approdare a fatica in Europa e spesso -poi- fuggire ancora più lontano tra difficoltà e sofferenze infinite. Una vergogna irreparabile per la patria di Grotz, Brecht, Nolde, Mann e mille altri. E per il mondo intero. Il libro a mio avviso è un lavoro magistrale perché descrive una "ordinaria" metastasi che sovverte ogni cosa. Dove il lettore, privato del dato emotivo, percepisce in maniera ancora più intensa i fatti, i semplici fatti che hanno travolto alcuni, poi molti e infine tutti nel cuore dell'Europa. E in cui sono andati per sempre perduti umanità, rispetto, misura. Nessun libro a mio avviso mostra così vividamente la fragilità della democrazia e ciò che tutti perdiamo quando prevale l'arbitrio. Wittstock ci invia per così dire, in questi tempi incerti, un promemoria, un avvertimento, un'indicazione sulla rapidità con cui l'ordine democratico e la stato di diritto possono essere aboliti. Pensate che possa succedere allo stesso modo ovunque? E in qualsiasi epoca, compresa la nostra? Una esperienza di lettura toccante.
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Tigre per sempre : racconti 1917-1935
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17/02/2025 Alessandro Corduas Vita e destinoUn buon libro con un bellissimo titolo tratto da uno dei suoi migliori racconti (Juan Darién). Credo che Horacio Quiroga sia pressoché sconosciuto in Italia e confesso che anch'io -se non mi fosse capitato per le mani questo volume- avrei continuato a navigare felice nella mia ignoranza. Ma vi assicuro che il libro merita attenzione. Per la bellezza delle descrizioni, per la fantasia dell'autore, per la sua vita tragica proiettata nei racconti, per questa magnifica giungla che popola buona parte delle sue opere e anche per la scelta estrema -che forse incarna mille nostri sogni segreti- di vivere in un luogo chiamato Misiones, remota provincia del nord-est dell'Argentina. Dove Quiroga opera come un poeta che ha fatto sua la lezione di Kipling e aggiunge a ciò che ha letto tutta la crudezza della propria tragica natura e dell'ambiente in cui ha scelto di vivere. Una foresta immensa affollata da mille affanni, belve, serpenti, fiumi immensi, clima intollerabile, piogge diluviali, solitudine, dove tutto è natura ostile, violenza, in continua opposizione all'uomo. E in cui i suoi personaggi, costretti, si muovono, soffrono e muoiono. Se dovessi pensare a una trascrizione pittorica dei racconti di Quiroga, mi verrebbe da citare il nostro Ligabue con la sua selva fantastica e immota o -ancora meglio- certi bestiari medievali con i loro mostri immaginari. E come versione musicale, suggerirei alcuni paesaggi delle Ebridi evocati da Mendelssohn. Leggete questo libro e lasciatevi portare dalla grande maestria di questo "perfecto", lussureggiante "cuentista".
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La lucciola sotto il bicchiere : percorso in dodici stanze : [romanzo]
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17/02/2025 SplendidoSplendido!
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Fronte Ucraina : dentro la guerra che minaccia l'Europa
Battistini, Francesco <giornalista>
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11/02/2025 Alessandro Corduas Il meglio è nemico del beneCosa aggiunge di nuovo questo libro di Francesco Battistini a quanto già si sa dell'Ucraina, stretta nella morsa di Putin? La cosa più interessante -forse- è il taglio giornalistico impresso dall'autore agli avvenimenti, l'immediatezza del racconto. Una lingua secca, piena di scarti improvvisi, di cesure , come se ci si trovasse a fianco dell'autore mentre si affaccia sulla Maidan in rivolta (2014) o in Crimea tra gli omini verdi della Wagner che occupano il terreno senza sparare un colpo. Ma il racconto comincia ben più indietro e ripercorre a strappi, senza un apparente ordine logico tutti i fatti che hanno generato la crisi, a cominciare dal crollo dell'URSS (1991) per finire con "l'Operazione speciale" del febbraio 22. Battistini non parla della guerra, racconta quello che è successo prima, la rivolta di Maidan, le pressioni della NATO, gli avvelenamenti, le provocazioni, i mille errori del governo centrale nel reprimere i movimenti indipendentisti del Donec'k e di Lugans'k, l'ossessione della Russia per i confini, la probabile malafede da una parte e dall'altra. E conclude sottovoce lasciando intendere che una gestione più accorta dei problemi da parte dei singoli attori avrebbe forse permesso di evitare questa immane tragedia, trovando un equilibrio tra aspirazioni libertarie e rispetto per la Storia. In definitiva, un libro dal taglio colloquiale, mai noioso o prolisso, che si legge con piacere e che sembra in un certo senso la trascrizione -rielaborata- degli appunti e delle riflessioni dell'autore al momento dei fatti. Fatti che in buona parte sono poco conosciuti o diffusi sui media occidentali. Alla fine del libro una utile cronologia permette di meglio situare i singoli avvenimenti nel contesto.
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