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Biblioteca Civica di Biella

Compendio della Comedia di Dante Alighieri

Si tratta di un poco conosciuto compendio alla Commedia di Dante con intendimenti morali. Il nome dell’autore si ricava dalle iniziali C.G.P. presenti in fondo alla dedica all’abate Alberto di S. Paolo. Dietro alla sigla si cela il Canonico Giovanni Palazzi (Venezia, 1640 ca. - 1703), noto anche come Joannes Palatius, eclettica figura di storico, incisore, docente di diritto canonico all’Università di Padova, storiografo dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo, corrispondente con vari intellettuali di spicco, letterato, fondatore dell’Accademia Istorica e Teologica, oltre che pievano di Santa Maria Mater Domini a Venezia. Grazie alla sua attività di editore-calcografo fu in grado di curare in prima persona le edizioni dei suoi numerosi scritti, tra i quali questo Compendio uscito nel 1696 per i tipi di Girolamo Albrizzi (titolare di un’azienda tipografico-editoriale rinomata tra i letterati del tempo).

 

La preziosità dell’opera albrizziana del Compendio, “adornata con bellissime figure, e geroglifici”, sta nello straordinario apparato iconografico: 3 figure a piena pagina e altre 84 su un terzo o mezza pagina in xilografia (tecnica incisoria che utilizza il legno come matrice) arricchiscono il testo, peraltro abbellito anche da capolettere ornamentali. Le illustrazioni furono eseguite circa centocinquant’anni prima da Francesco Marcolini, libraio ed editore, che nel 1544 fece stampare un’edizione del capolavoro dantesco che servì da esempio per tutte le edizioni cinquecentesche e successive: le opere di Marcolini, ottimo disegnatore, amico di Tiziano e Sansovino, sono infatti considerate all’unanimità come le prime illustrazioni “moderne” della Commedia e tra le più espressive. Conservate per quasi centocinquant’anni, le 90 matrici in legno di Marcolini furono acquistate da Albrizzi, che decise di riutilizzarle come commento figurato all’opera del Palazzi, nonostante fossero rovinate in alcuni punti, attestandone così l’importanza culturale. Il Seicento vide una fiorente diffusione di opere di commento, compendi, rimari e simili propedeutiche alla Commedia, abbondantemente stampata in forma integrale nel corso del Cinquecento e perciò facilmente reperibile.

 

Il volume conservato alla Civica è la prima edizione dell’opera. Il volume è in ottavo e quindi il foglio normale della carta da stampa è stato piegato tre volte, in modo che ogni fascicolo risulti di 16 pagine per una dimensione di circa 20 cm. I volumi uscivano da tipografo privi di coperta e avevano una cucitura cosiddetta “d’attesa”. Ogni proprietario provvedeva poi alla legatura, in questo caso in piena pelle, con titolo e autore impressi in oro sul dorso e con tagli spruzzati in rosso. È presente una nota di possesso manoscritta sul contropiatto anteriore che ci permette di sapere che, per un periodo di tempo sconosciuto, il Compendio è appartenuto a tale Guglielminotti; fu poi donato alla Biblioteca Civica da Machetto Lavioso nel novembre del 1952.

 

Irene Fulcheri