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Biblioteca del Museo del Territorio Biellese

De situ orbis di Pomponio Mela

Il De situ orbis di Pomponio Mela (I. sec. d.C.) è la più antica opera di geografia scritta in latino che sia giunta fino a noi, conosciuta anche con i titoli De chorographia oppure Cosmographia. L’opera, redatta intorno al 44 d.C., basata su fonti precedenti greche e romane (Cesare, Livio, Cornelio Nepote, Posidonio, Eratostene e Erodoto), si occupa dell’Ecumene (il mondo come conosciuto nell’antichità): dallo stretto di Gibilterra, ai limiti del Mediterraneo, fino all’Oriente. Mela descrive con particolare attenzione i luoghi abitati lungo le coste e più sommariamente i territori interni, e vuole definire quali possono essere i confini della Terra descrivendo i luoghi più remoti e poco conosciuti; infatti è uno degli scrittori più antichi a fare riferimento alla Cina definendo i suoi cittadini come seres genus plenum iustitiae (un popolo pieno di giustizia).

 

Gli antichi erano soliti dividere il mondo ad essi noto in varie parti. Per Mela la Terra è concepita come una sfera suddivisa in cinque regioni climatiche, due delle quali abitabili: quella a settentrione - che comprende il Mediterraneo e i territori circostanti, l’attuale Europa e parte dell’attuale Asia - e quella meridionale chiamata Antichthon o “antimondo”, di dubbia esistenza secondo l’autore.
Il mondo descritto ci appare piccolo rispetto alle conoscenze attuali, ma le esplorazioni si limitavano alle coste del Mediterraneo e del Mare Eritreo (oggi Mar Rosso), lungo il quale correva la via dell’Incenso (la strada carovaniera che collegava l'estremità della Penisola arabica), l’Africa del nord e parte dell’Asia. La presenza del deserto del Sahara non favoriva l’interesse dei Romani a una conquista dei territori subsahariani, e la tecnologia nautica non permetteva di attraversare gli oceani (anche per attraversare il Mediterraneo si preferiva navigare lungo la costa).

 

Il libro conobbe molte edizioni, e nel XVIII secolo era utilizzato per lo studio del latino. Nella biblioteca di Biella si conservano oltre all’edizione del 1536 anche tre volumi stampati a Leida nel 1722, 1743 e 1748, una stampata a Glasgow nel 1752 e una stampata a Torino nel 1858. Gli esemplari del 1722, 1743, 1748 e 1752 fanno parte della donazione Cridis, tra queste le edizioni di Leida presentano un’antiporta allegorica con titolo Pomponius Mela A. Gronovii e presentano un frontespizio stampato in nero e rosso. Quelle del 1722 e del 1748 sono arricchite da diverse illustrazioni calcografiche prevalentemente numismatiche e da una carta di tavola ripiegata raffigurante l’ Orbis terrarum ex mente Pomponii Melae delineatus a P. Bertio.

 

Il volume del 1536 contiene anche l’unica opera che ci è pervenuta di Caius Iulius Solinus, scrittore romano del III. Sec., il Collectanea rerum memorabilium nota nel medioevo come Polyhistor. Elenca le meraviglie del mondo, le usanze e le informazioni più strane e curiose sui popoli, sulle piante e sugli animali, seguite dalla storia di Roma, dalle origini all’età augustea e da una disamina i Italia, Grecia, Germania, Gallia, Britannia, Spagna, Africa, Arabia, Asia minore, India e regioni del Mar Nero. Solinus si basa su fonti quali Plinio il Vecchio, Svetonio, Varrone e lo stesso Pomponio Mela.
L’esemplare è rilegato con una coperta in pergamena rigida, il dorso suddiviso in sei compartimenti da cinque nervature presenta un’etichetta in pelle con il nome dell’autore; è mutilo del frontespizio che è stato sostituito con una carta manoscritta che riporta titolo e dati dell’edizione. La lettera dedicatoria porta come indicazione di luogo di stampa Parigi e la data 1536.

 

Valeria Ceffa