Scritta in latino, la Flora pedemontana, è un celebre e monumentale lavoro di studio e ricerca sulle specie botaniche biellesi, piemontesi e liguri, del medico e docente universitario Maurizio Zumaglini (1804-1865). Spesso ricordato per l’intitolazione dei giardini pubblici di Biella, fu un illustre studioso di botanica, ma ricoprì anche la carica di Sindaco di Verrone (nel cui castello passò molta parte della vita) e di deputato del Regno di Sardegna. Fu anche poliglotta e appassionato di poesia e letteratura.
La Flora pedemontana è sicuramente il lavoro che meglio riassume la passione di Zumaglini per lo studio e la ricerca che ben si sintetizza nella frase a lui attribuita: “La passione della mia vita? L’amabilis iucundissima scientia Res Herbaria”. L’opera sarebbe dovuta uscire in tre volumi. Il primo vide la luce a Torino nel 1849, edito da Giuseppe Favale; il secondo nel 1864, a Biella, presso Flecchia e Chiorino, un anno prima della sua morte; il terzo tomo, che doveva contenere le “curae posteriores”, cioè le aggiunte e le correzioni, l’indice dei generi e delle specie e il catalogo dei nomi degli autori citati, non venne stampato (l’ultima pagina del secondo tomo ne anticipa però il contenuto).
Accurata è la parte relativa alla morfologia delle piante prese in esame, in cui vengono indicati l’ambiente, il ciclo di vita, il periodo di fioritura. Nel corso delle sue ricerche Zumaglini scoprì anche specie nuove e le descrisse dettagliatamente nella sua opera. Di rilievo è anche la descrizione puntuale che fece dell’uso medicinale delle piante studiate. Si documentò e sperimentò anche rimedi omeopatici. Il primo numero della «Rivista Omiopatica» (15 luglio 1866), dedicò un ampio spazio alle caratteristiche della specie di Oenanthe da lui scoperta, evidenziando che lo studioso ne aveva ricavato un “rimedio così potente e sicuro, che egli lo soprannominava il Domatore delle nevralgie”.
La figlia Corinna, nella pubblicazione in ricordo del padre, riporta come in Francia la Flora fu molto apprezzata e incontrò moltissimo favore.
La Biblioteca Civica conserva sei esemplari (in dodici volumi) giunti da differenti donazioni e lasciti: Vella, Leopoldo Halenke e Giuseppe Gariazzo (copia prima appartenuta a Giacomo Calleri). Sul primo volume del 1849 di una di esse è presente la dedica dell’autore a Quintino Sella, mentre su di un altro esemplare, donato nel 1935 dal Prof. Oreste Mattirolo (anch’egli accademico, botanico, socio dell’Accademia dei Lincei, Presidente della Società Botanica Italiana e direttore dell’Orto Botanico di Torino) sono presenti numerosissime note manoscritte di Zumaglini nelle pagine intercalari bianche. Si può supporre che si tratti delle Curae posteriores, mai date alle stampe.
La collezione libraria di Maurizio Zumaglini in parte fu da lui donata alla Biblioteca del Liceo, in parte (soprattutto erbari e florilegi) venne acquistata da Giuseppe Venanzio Sella che la destinò in seguito alla Biblioteca della Scuola Professionale (oggi quindi alla Civica).
Maurizio Pavarin