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Biblioteca Ragazzi Rosalia Aglietta Anderi - Palazzina Piacenza - Biella

Incisione attribuita ad Albrecht Dürer

Se sfogliamo le pagine di un libro ci viene in mente la materia prima da cui si ricava la carta: il legno. Non fu sempre così, però: agli albori della stampa la carta si otteneva da una pasta di stracci e calce, ma il legno aveva comunque un ruolo siccome serviva per stampare le immagini. Questa tecnica, chiamata xilografia, consiste nell’incidere una tavoletta di legno in modo che le parti in rilievo, inchiostrate e passate sotto il torchio, riportino l’immagine sulla carta. La xilografia, inventata in Cina nel IX secolo, inizia a essere utilizzata in Europa dal XIV secolo e ha grande diffusione nei primi libri a stampa. Le immagini, spesso anonime, erano realizzate da autori minori oltre che da grandi artisti: Dürer, Mantegna, Rembrandt sono stati incisori e le loro opere si possono ammirare non solo nei più importanti musei del mondo, ma anche tra le pagine di libri antichi.

 

Non fanno eccezione gli scaffali della Biblioteca Civica. Ne è un esempio la prima edizione delle Opere del teologo e mistico Jean Gerson (1363-1429), stampata a Norimberga nel 1489 da Georg Stuchs in quattro volumi, ognuno introdotto da una xilografia attribuita ad Albrecht Dürer dallo storico dell’arte Walter Leopold Strauss. È probabile che l’incisione risalga al periodo in cui Dürer è apprendista presso la bottega di Michael Wolgemut a Norimberga, sede della bottega di Stuchs. L’immagine rappresenta Gerson come viandante accompagnato da un cane, con in mano un bastone e uno scudo su cui sono rappresentati simboli riconducibili al misticismo come la stella a sei punte, il cuore alato e il sole. Questa raffigurazione si riferisce all’esilio di Gerson, a causa delle posizioni politiche espresse durante il Concilio di Costanza. Tra il 1489 e il 1502 Dürer incide altre antiporte per le successive edizioni delle opere di Gerson nelle quali l’autore è raffigurato con gli stessi elementi, ma con una tecnica via via migliore.

 

La Biblioteca Civica possiede il terzo volume dell’ Opera Omnia, rilegato in piena pergamena. L’esemplare apparteneva al Convento di San Sebastiano, in particolare ai canonici Cherubino de Manginis e Celso Bracchetti. Probabilmente quest’ultimo, preposto di San Sebastiano nel 1536-37, ha scritto la nota di possesso sull’incisione di Dürer, nella quale nomina il precedente possessore e il lascito al Convento dopo la loro morte. Con l’arrivo dei Filippini al Convento di San Sebastiano l’incunabolo è divenuto parte della loro biblioteca, come rivela l’ex libris apposto sul contropiatto anteriore. A seguito dell’incameramento dei beni ecclesiastici del 1855 il volume è confluito nella biblioteca della Scuola Professionale di Biella, unita nel 1920 alla biblioteca municipale da Alessandro Roccavilla.
Infine, nella storia di questo incunabolo è intervenuta una donna: Emanuela Verzella, che nell’ambito dell’iniziativa Un libro da adottare (1998) ha permesso il restauro del volume. Se possiamo ancora consultare l’opera di Gerson e il ritratto di Dürer è anche grazie al suo contributo.

 

Giulia Magliola