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Biblioteca Civica di Biella

Metodo pratico e progressivo per l'insegnamento della lingua italiana

Tra il Biellese e l’introduzione della lingua italiana in Piemonte sussiste un forte legame forse sconosciuto ai più: tra i divulgatori e della favella “toscana” si annovera, infatti, anche un biellese, il cui metodo pratico di insegnamento fu talmente apprezzato da permettergli in seguito di trasferirsi a Torino, nell’allora fervente e innovatore ambiente carloalbertino.
Agostino Fecia, questo il nome del nostro insegnante, nacque a Biella il 6 aprile 1803 in seno ad una famiglia di negozianti di stoffa; una volta ordinato sacerdote, decise di dedicarsi all’insegnamento, principalmente alla pedagogia per ragazzi e bambini di entrambi i sessi cresciuti nella dialettofonia piemontese. Forte della proprie esperienze e dei buoni risultati, Agostino pubblicò nel 1839 il suo primo volume di didattica di grammatica italiana: Metodo pratico e progressivo per l’insegnamento della lingua italiana, presso l’editore Ignazio Fecia, libraio e tipografo, biellese anche lui.

 

Un esemplare del Metodo è custodito in Biblioteca Civica grazie alla donazione di Clelia Bona De Fabianis in Poma; rimasta vedova molto giovane, donna estremamente colta, riuscì a mandare avanti l’azienda tessile di famiglia e ad occuparsi dell’educazione dei figli Cesare e Luigi, avviandoli agli studi classici. Sul frontespizio del Metodo si conserva la sua firma: «C. Poma», assieme ad una piccola nota sul prezzo e sulla data di acquisto («pagato £ 18,00, II-1-1926»). Il manuale conserva anche un timbro della Biblioteca Civica, il cui nome è racchiuso in un’elegante cornice, e dai Registri d’ingresso risulta tra i posseduti almeno dal dicembre del 1947.
Essenziale nella sua forma, con coperta in cartoncino marmorizzato e dorso rinforzato in pelle rossa con titolo e stilizzati fregi floreali in oro, l’importanza del Metodo sta nel contenuto, nel sistema pratico per l’insegnamento della lingua italiana ideato dal Fecia e che qui, per la prima volta, espose. Trovandosi di fronte allo “zoccolo duro” del piemontese e dell’uso del francese nei ceti sociali più abbienti, il sacerdote intuì che, per ovviare alle difficoltà di apprendimento della lingua italiana, sarebbe servito un metodo efficace ispirato alle tavole enciclopediche: ovvero, l’uso di accompagnare i termini italiani da numerose litografie.

 

Per il Metodo pratico e progressivo per l’insegnamento della lingua italiana, si avvalse della mano di Giovanni Gallo (terzo biellese che si aggiunge all’elenco), che illustrò numerose tavole descrittive, corredate poi da termini in italiano. Il sapere, in questa grammatica, risulta così ripartito per classi, a loro volta suddivise in termini sempre più particolareggiati (ad esempio: «albero: tronco, legno, ceppo, tortiglione» ecc.), andando quindi a formare un vocabolario illustrato che avrebbe facilitato l’apprendimento della lingua italiana. L’accostamento immagine-parola, consigli su come aprire una scuola e come condurre una lezione, il carattere popolare, le regole di grammatica semplici e chiare rendono il Metodo un efficace manuale pedagogico, che contribuì alla fama dell’autore come insegnante e che costituisce il primo di una numerosa produzione di eserciziari e libri di testo.

 

Nel 1845 Agostino Fecia si trasferì da Biella a Torino, dove insegnò alla Scuola Tecnica di Borgo Dora e dove assunse la direzione del giornale pedagogico L’educatore primario, su cui pubblicò diversi suoi contributi sempre relativi all’insegnamento della lingua italiana. Morì a Torino il 21 giugno 1876.

 

Irene Fulcheri