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Biblioteca Comunale di Occhieppo Superiore

Souvenirs du Congo

Questo volume, con ogni probabilità un unicum, proviene dalla donazione del 1952 di Amy, figlia di Giuseppe Corona. Si tratta di un album di grande formato, rilegato in pelle rossa con fregi e tagli in oro. Souvenirs du Congo, come si legge sulla coperta, risale al 1888 ed è composto da 22 cartoncini rilegati, su cui sono applicate altrettante fotografie (aristotipi al collodio cloruro d'argento, o celloidine) e didascalie stampate su carta. Le immagini raffigurano gli oggetti della collezione etnografica che Giuseppe Corona aveva raccolto in Africa, lungo il fiume Congo (tra il 1885 e il 1888).


L’opera, priva di dati editoriali, si ritiene possa essere una raccolta fattizia in unico esemplare composta dallo stesso Corona, ad uso personale come testimonianza fotografica dell’Esposizione Internazionale di Anversa dove gli oggetti erano stati inviati ed esposti, probabilmente anche con l’intenzione di trovare acquirenti. Unica altra testimonianza fotografica/etnografica dell’attività di Corona, è la presenza presso l’Archivio Fotografico Storico del Museo delle Civiltà di Roma (già Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”) di ventuno positivi all’albumina, aventi per soggetto la stessa collezione.


Corona, che può essere considerato uno dei più rilevanti “raccoglitori” di oggetti artistici e curiosità provenienti dall’Africa, fu anche alpinista, collezionista ed esperto di ceramiche. È uno tra i personaggi biellesi che più si sono distinti in Italia e all’estero nella seconda metà dell’Ottocento, sostenitore della costituzione della sezione biellese del CAI, autore di articoli e volumi sull’alpinismo, tra i 75 promotori dell’istituzione del Teatro Sociale di Biella, fu in ottimi rapporti con Quintino Sella con il quale manteneva una ricca corrispondenza.


Dal1885, dopo l’istituzione dello Stato Indipendente del Congo, vi si trasferì, prima come incaricato di eseguire studi e rilevazioni topografiche in vista della realizzazione della ferrovia tra Matadi e Leopoldville, poi come Verificatore di Dogana e infine, nel 1888, come primo console italiano, presso Boma. Raccolse svariati oggetti: idoli e feticci lignei, armi, animali imbalsamati, pelli e scheletri, strumenti musicali. Alcuni di questi furono acquistati da Luigi Pigorini dopo lunghe trattative con la moglie di Corona, Mary, che con lui scambiò un fitto carteggio in cui difende gli interessi del marito da Pigorini che, nell’ambiente, era noto con il soprannome di “squalo vorax”! Gli oggetti acquisiti sono ancora visibili a Roma presso il Museo delle Civiltà, altri sono conservati presso il Museo di Antichità di Parma (pervenuti in seguito a scambi e donazioni tra Pigorini e il direttore del museo parmense Giovanni Mariotti).


A Corona va il merito di aver fatto pervenire in Italia quelli che sono stati riconosciuti come i più interessanti “fetiches à clous” d’Europa: in una lettera indirizzata a Pigorini nel dicembre del 1888 si preoccupa infatti di precisare che gli oggetti da lui inviati erano di autentica provenienza e non realizzati per farne commercio.


Il volume è stato restaurato grazie al contributo del DocBi Centro Studi Biellesi in occasione dell'iniziativa curata dall’associazione Amici della Biblioteca, Un libro da adottare nel 2017.


Valeria Ceffa