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Biblioteca Civica "Livio Pozzo" - Candelo

Strane avventure avvenute in un viaggio marittimo

«Le Avventure di M.r Pietro Viaud sono sì meravigliose, e sorprendenti, che non possono fare a meno di non interessare ogni cuore sensibile alle altrui calamità». Con queste parole dell’editore inizia il tormentato racconto del capitano francese Pietro Viaud che vivrà una vera e propria odissea nei lontani mari dei Caraibi, la quale culminerà con l’estrema decisione di uccidere il servo per cibarsene. La narrazione è rivolta all’amico M. Dupeystre, commerciante di «nuova Yorck», che lo ospiterà e aiuterà a rientrare in Francia.
Il libro, stampato nel 1784 a Biella dall’editore Antonio Cajani, a spese di «Francesco Prato libraro in Torino nella contrada degli oreffici», è presente in sole due copie nel catalogo nazionale. Lo scritto, rilegato in carta marmorizzata, reca il timbro della donazione Clelia Poma De Fabianis che, alla morte del figlio Cesare, avvenuta nel 1932, donò alla nostra Biblioteca Civica parte delle sue collezioni.

 

Il capitano Viaud era giunto a Santo Domingo nel febbraio 1765 da Bordeax, dove maturò l’intenzione di recarsi in Louisiana per motivi commerciali. Partì, pertanto, nei primi giorni di febbraio dell’anno successivo alla volta dell’America a bordo del brigantino la Tigre, sul quale trovavano posto, oltre a lui, il comandante con la moglie e il figlio quindicennne, il capitano in seconda, nove marinai e il suo servo di colore che purtroppo patirà un’orribile fine.
Il viaggio si rivela ben presto una catastrofe. È lo stesso Viaud che afferma: «nel corso della mia vita ho fatto molti viaggi, ma non mi ricordo di aver mai […] sperimentata tanta contrarietà di fortuna». Il 16 febbraio, infatti, durante una forte tempesta la nave si incaglia tra gli scogli nei pressi dell’Isola dei Cani. Dopo due giorni i superstiti riescono a raggiungere faticosamente la spiaggia, ma sono spossati, infreddoliti e in preda allo sconforto per la precarietà in cui si trovano. Un marinaio era già morto il giorno prima, nel vano tentativo di vincere le impetuose onde del mare per raggiungere la riva, mentre, il giorno seguente il difficoltoso sbarco, muore anche il secondo capitano della nave.
Da questo momento si alternano spiragli a momenti di vera e propria angoscia. Il racconto si focalizza su Viaud, la donna e suo figlio moribondo che saranno costretti ad abbandonare, ma che, in seguito, verrà miracolosamente ritrovato ancora in vita.
La vicenda culmina con la macabra uccisione del servo. Nella mente ottenebrata dalla fame di Viaud si insinua l’idea di sacrificarlo in un «barbaro eccidio» per cibarsi delle sue carni. E così accade. Aiutato dalla sua compagna di sventure, lo uccide conficcando «con tutta forza il coltello nella gola». I due accendono quindi il fuoco e consumano finalmente quell’orribile «sacrificio umano». Dopo 81 giorni verranno fortunosamente avvistati da una inbarcazione inglese che li porterà finalmente in salvo.

 

In questo coinvolgente racconto ci sono tutti i classici temi che verranno ripresi dalla narrativa avventurosa, dove i naufragi e le tribolazioni per la sopravvivenza, i sentimenti e le emozioni fanno da sfondo alle storie che avranno molta fortuna letteraria. Lo studioso Felice Pozzo, infatti, risale alla fonte dell’opera di Salgari Un naufragio nella Florida, riconducendola al racconto di Viaud, a cui, presumibilmente, il grande scrittore veronese attinse.

 

Maurizio Pavarin